Appello della Gioventù Comunista Ticinese

La Gioventù Comunista ticinese (Gc) vuole, attraverso questo appello, manifestare il proprio rammarico e la propria rabbia in seguito alla votazione anti-minareti. Occorre decisamente riflettere sulla possibilità di una mobilitazione cantonale che ribadisca i valori dell’antirazzismo.

Ci appare necessario rendere presente all’opinione pubblica il nostro sdegno di cittadini democratici e rispettosi – in nome della multiculturalità e del pluralismo – di tutte le minoranze, per i risultati della scorsa votazione del 29 novembre riguardante il divieto d’edificazione dei minareti. Il popolo svizzero ha infatti espresso chiaramente e senza alcuna riserva un consenso verso un’iniziativa fortemente lesiva nei confronti di uno statuto democratico del quale il nostro paese si è sempre vantato in tutto il mondo. Un divieto, questo, che non ha alcuna pertinenza con i reali problemi che pervadono la nostra quotidianità. Esso è invece un mero pretesto, v’è da dire ben architettato, per creare un ulteriore clima d’instabilità a livello di convivenza tra le diverse culture ed etnie all’interno del nostro paese. Si è voluto perciò creare un precisa norma ad hoc che vietasse la costruzione di un determinato simbolo, il quale secondo i favorevoli all’iniziativa, per sineddoche, rappresentava un’intera religione. Il tutto all’interno di una cornice economica e sociale sostanzialmente caratterizzata dall’attuale crisi, la quale non ha risparmiato nemmeno le lande elvetiche. Ne sortisce una Svizzera fortemente ridimensionata nei suoi valori fondamentali poiché questa norma va in palese contrasto con il rispetto e la tutela dei diritti umani e principalmente con i principi vigenti in uno stato di diritto. Un popolo che ha chiaramente dimostrato quanto, soprattutto ultimamente, sia incline a non sopportare alcuna forma di minoranza e di diversità ed imputi a queste tutte le colpe per la situazione negativa in cui si è venuto a trovare l’odierno contesto nazionale e internazionale.

La campagna propagandistica e pubblicitaria che ha preparato questo voto è stata becera poiché costruita su contenuti decisamente edulcorati e più in generale privi di una congrua e razionale esposizione al ricevente. L’artificioso messaggio ha dunque attecchito con successo i facilmente influenzabili animi di una società che, specialmente in un contesto come quello odierno caratterizzato da una crisi economica che instilla una forte insicurezza anche all’interno della popolazione svizzera, cerca disperatamente un capro espiatorio su cui riversare il proprio malessere sociale. Una religione, quella musulmana, spudoratamente generalizzata e piegata agli obiettivi di “marketing” politico da parte degli iniziativisti, i quali mostrano chiaramente le loro gravi lacune (volute?) in questo campo. Basterebbe informarsi un minimo per comprendere come la realtà mussulmana sia qualcosa di frastagliato e profondamente differente nelle sue diverse collocazione spaziali: ciò è dato dal fatto che questa religione si rapporta con le culture preesistenti del territorio in cui agisce. Non vi è dunque, a differenza di ciò che viene veicolato attraverso i famosi manifesti e la propaganda mediatica, un unico Islam integralista con il fine ultimo di egemonizzare ed invadere l’occidente. In questo senso i promotori dell’iniziativa cercano di identificare con la figura dell’attentatore di matrice islamico-integralista tutti gli aderenti alla suddetta fede religiosa, la quale conseguentemente si trova ad essere gravemente infamata.

Ammesso ma non concesso che vi siano problemi d’integrazione da parte di cittadini musulmani, non sarà di certo con questo tipo d’iniziativa che si riuscirà a risolvere l’eventuale problema che vede le sue origini in circostanze maggiormente profonde e legate allo status sociale e non, come sembrerebbe, alla provenienza. Occorre dunque investire nell’istruzione (ambito spesso usato dai governi come settore in cui poter operare un taglio alle spese) affinché si permetta anche ai ragazzi appartenenti ai ceti maggiormente sfavoriti di arrivare a possedere quegli strumenti che gli permettano di comprendere nel miglior modo possibile la realtà odierna e quindi di rapportarsi ad essa con un comportamento critico e adeguato.

Pensiamo sia chiaro a tutti come l’accettazione di tale iniziativa possa nuocere gravemente anche all’immagine di cui il resto del mondo e soprattutto le nazioni a maggioranza islamica hanno della Svizzera. In questo senso le conseguenze potranno essere ritorsioni di tipo economico, ma è lecito immaginare pure altre conseguenze negative per il nostro paese. È inoltre ipotizzabile che i rapporti fra le diverse comunità all’interno del paese s’incrineranno generando conseguentemente un pericoloso clima di ostilità. Il voto anti-minareto va visto dunque come una cesura preoccupante, che non solo ha legittimato l’azione di movimenti neofascisti nel resto d’Europa, ma che ha inserito nella Costituzione federale elvetica una norma palesemente discriminatoria, esclusivista e – particolare importante per un ordinamento laico – pure esplicitamente religiosa.

Occorre da parte nostra fare un concreto lavoro di controinformazione affinché le false e pretestuose paure che l’estrema destra ha saputo trasmettere con questa iniziativa vengano sradicate dal pensiero comune della popolazione e sottoposte di conseguenza ad una chiara analisi critica che porti ad individuare le reali cause che hanno generato le attuali condizioni in cui si trovano ampie masse di persone, di lavoratori e di giovani nel nostro paese e nel resto dell’’occidente. È necessario da parte nostra mostrare il dissenso che ci unisce pur provenendo da schieramenti politici diversi effettuando un’azione comune.

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